Speak no Evil: spiegazione e recensione

(La recensione-spiegazione contiene ingenti spoiler)

Dopo diverso tempo ho deciso di ri-sottoscrivere l’offerta di midnight factory per prime video, ed il primo film su cui sono capitato, per puro caso, è stato malauguratamente Speak No Evil, una produzione Shudder original. Dico malauguratamente perché questo film, lo dico subito, mi ha fatto stare dannatamente male. Per ragioni totalmente diverse,  ma era dai tempi del vecchio Martyrs che non stavo così male guardando un horror. 

Va detto che il mio malessere è stato amplificato da una coincidenza personale: nel periodo che ha coinciso con la visione del film io e mia moglie eravamo in attesa di un’operazione chirurgica a cui doveva essere sottoposta mia figlia di sette anni. 

Nel film non si parla di chirurgia, però si parla tanto di genitorialità, di pessima genitorialità e , da genitori , si prova soprattutto un grande infinito e insopportabile senso di impotenza. 

Ed un senso di impotenza è anche quello che si prova quando, seppur per valide ragioni, dai la vita di tuo figlio in mano a terzi. Questo è l'unico punto di giunzione razionale in comune tra il film e il momento particolare in cui l'ho guardato. Il resto è stato frutto dello stato emotivo delicato che avevo in quel momento, ragione per cui ho aspettato settimane prima di scrivere questo testo. 

A livello di significato secondo me le colonne portanti di Speak No Evil sono due, ben distinte ma anche intrecciate tra loro:

  • una critica all’ignavia, all’inazione, al lassismo ed al ‘perbenismo’ a tutti i costi, delle apparenze ‘costi quel che costi ’ dilagante nella nostra società,  
  • ed un monito alla pericolosità di non saper gestire i propri istinti, le proprie pulsioni, con un’analisi tra due estremi: il rifiuto totale dell'istinto , che porta ad immobilismo e frustrazione e di contro i rischi del lasciarcisi andare in toto, condizione che porta a cose ben peggiori.

La trama del film inizia come una barzelletta di quelle che non fanno ridere: una famiglia danese va in vacanza in Italia e fa amicizia con un’altra famiglia, olandese,  che al ritorno li invita a casa loro in Olanda. I danesi sono composti da padre, madre e figlia femmina (e qui è cominciata un po' la mia immedesimazione) , mentre gli olandesi sono  padre , madre e figlio maschio.

I rapporti durante le vacanze, si sa ,sono spesso superficiali e non sempre le persone conosciute in villeggiatura sono uguali se calate nel loro ambiente d’origine. Qui però si va ben oltre.  La famiglia Olandese infatti si rivela da subito piuttosto strana: intanto il bambino è sempre silenzioso ed ha atteggiamenti antisociali, la coppia poi assume di continuo atteggiamenti strani ed irritanti che di volta in volta diventano sempre più invadenti ed inquietanti. Una situazione che gradatamente diventa sempre più inaccettabile e grottesca e che pian piano finisce per delineare il profilo di due psicopatici senza alcun sentimento ne freno inibitore nei confronti del prossimo.

Il film non è visivamente violento, tranne che per la sequenza finale (inevitabile e spiazzante), ma questo crescendo di atteggiamenti imbarazzanti (e altalenanti visto che a volte sembrano rientrare nella sfera della normalità per poi riuscirne repentinamente ed alzare il tiro sempre di più ...e qui è molto bravo il regista) sono,  mano a mano che si va avanti, sempre più spinti all’eccesso, tanto che a volte ti chiedi se sono più pazzi i padroni di casa a comportarsi così o gli ospiti che imperterriti decidono di non mandare tutti a fanculo e tornare a casa per amor del quieto vivere con quelli che a conti fatti sono poco più che estranei nelle loro vite. Questa altalena di situazioni e goffi tentativi di mantenere una sfera di bonton fa impazzire ed è una vera e propria lenta discesa all’inferno per lo spettatore. Questo sali-scendi continuo di situazioni inverosimili ed irritanti continua fino all’ultima mezz’ora prima dell’epilogo , che  poi si rivela essere uno dei più spietati e senza speranza che io abbia mai 'vissuto' attraverso un film.

Sostanzialmente la malcapitata famiglia danese ha a che fare con una coppia di violenti psicopatici, ovvero individui incapaci di provare empatia ed emozioni verso il prossimo e spinti solo dal bisogno patologico di uccidere e ‘possedere’ gli altri in un circolo vizioso senza senso , guidato solo da una sensazione di onnipotenza. Una coppietta a modo che a cadenza regolare sceglie -ad hoc- un nucleo famigliare psicologicamente 'idoneo' ai loro scopi: ovvero composto da tre persone, ne uccide i genitori  e si appropria del loro figlio , previo taglio netto  lingua in modo che non parli (speak no evil appunto) e liberandosi ‘contestualmente’ di quello vecchio ovviamente uccidendolo. E così a ripetersi in un ciclo senza fine , senza nessun rimorso o coscienza. Puro istinto,  libero da ogni emozione, ripensamento o convenzione sociale e che per definizione non è mai sazio.

Tramite una messa in scena davvero  vincente e lo sciorinamento sapientemente graduato delle informazioni veniamo a scoprire che il loro 'figlio' non è loro figlio, che è silenzioso perché gli è stata rimossa la lingua , che ha problemi (per usare un eufemismo) a socializzare perché è rimasto shockato a sua volta dalla morte dei suoi veri genitori, ovvero le vittime precedenti.

la scena della cava

Perché il film mi ha angosciato così tanto?

Perché poteva sottotitolarsi "la banalità del bene". Perché a fine della visione, non vi sentirete tanto arrabbiati con i cattivi ma quanto più coi cosiddetti ‘buoni’: marionette in preda agli eventi, senza spina dorsale incapaci di reagire in modo adeguato neanche per salvare la loro stessa figlia.

Durante il film hanno decine di avvisaglie, occasioni e buonissimi motivi per ringraziare e terminare la visita, o  anche per scappare senza troppi sfoggi di good mannersTanto per capirci: quando il padre olandese mostra al padre danese in modo esplicito cosa accadrà alla sua famiglia facendogli trovare nel cuore della notte il cadavere del ‘loro’ bambino ed una soffitta piena di foto della sua famiglia ritratta nei momenti più disparati (segno che erano stati spiati per molto tempo e quindi scelti in modo spietatamente razionale per questo martirio) , quello è il momento in cui ti dici: ok adesso viene giù il mondo , quello va ad armarsi , entra in casa urlando,  scappano in preda al panico e mazzuolano chiunque gli sbarri la strada. No. Il padre non rivela i dettagli alla madre , li sveglia e se ne vanno in punta di piedi, impauriti ma  fiaccamente come al solito...ovviamente fallendo, dato che ormai per quello che sapevano erano arrivati al punto di non ritorno.

Li si odia di cuore mentre i terribili danesi realizzano fisicamente ciò che per tutto il film avevano pre-annunciato , ovvero tagliano letteralmente con le forbici la lingua della loro piccola, la strappano fisicamente dalle loro braccia (con l’aiuto di un complice )..e loro? Loro semplicemente non reagiscono adeguatamente. Piangono , si dimenano, si disperano.. ma sono inoffensivi, totalmente soggiogati. Una cosa credetemi inconcepibile da genitore , una cosa per cui io letteralmente ho vomitato bile, e per cui avrei morso letteralmente chiunque alla giugulare come un cane idrofobo ed a costo della mia stessa vita. 

Da genitori in attesa di un’operazione della nostra bimba questa cosa ci ha devastato, ma al di la di questo particolare del tutto soggettivo, ciò che mi ha realmente fatto capire il senso del film è la scena dopo: i due genitori, già privati dalla figlia per sempre e dopo che l'hanno vista portare via  sanguinante e senza la lingua , vengono condotti (sempre senza alcuno sforzo) ad una cava, dove vengono fatti spogliare, autonomamente e senza neanche troppe minacce, per poi essere presi letteralmente a sassate fino alla morte, senza neanche provare a scappare. Di fatto muoiono denudati e lapidati barbaramente.

Ed il dialogo più emblematico poco prima di questo incubo qual è stato? 

 “Perché ci avete fatto questo?”

 “perché ce lo avete lasciato fare”.

Ed è questa la terribile verità, il vero pugno nel costato che ti assesta il regista. Le vittime sono state le vere responsabili della straziante fine della loro figlia e della loro famiglia, questo perché per tutto il tempo non hanno fatto nulla di serio per impedire che accadesse. Hanno avuto giorni e giorni di avvisaglie per andarsene, e gli altri due glielo avrebbero permesso. Hanno sempre fatto buon viso a cattivo gioco, mandato giù ogni cosa solo per salvare le apparenze, esordendo solo raramente in timide obiezioni che dato il contesto risultano quasi sempre deboli e ridicole di fronte agli atteggiamenti incresciosi a cui li stavano sottoponendo. Così, nelle decine di scene al limite della realtà in cui i due danesi maltrattavano psicologicamente il loro presunto figlio, reo di non saper ballare, o sgridavano ripetutamente la figlia degli altri perché non stava composta a tavola come se fosse la loro (una roba per cui io avrei tirato delle testate , mandato tutti affanculo e me ne sarei andato per sempre e dove la madre si azzarda solo ad obiettare con poche parole di dissenso). Non solo . I due folli si danno ad effusioni in pubblico in un ristorante , guidano come dei pazzi scatenati mentre tornano a casa e soprattutto lasciano i bambini mentre sono a cena ad uno sconosciuto parecchio losco che loro definiscono 'baby sitter’ e che in realtà si rivelerà loro complice. Infine fanno anche in modo di mostrare al padre un cadavere. gli mostrano le foto che provano lo stalking che gli hanno fatto dietro per chissà quanto tempo, dicendogli di fatto: vedi , siete voi le vittime designate di questo martirio.  Inoltre più volte gli permettono di scappare liberamente, ed una volta sono ad un passo dalla salvezza , quando decidono di tornare indietro per un motivo del tutto veniale! Il tutto è volutamente inverosimile ma credetemi mentre lo guardate è disturbante , anche se siete persone razionali. 

La morale se ce n’è una , e secondo me c’è eccome, è la condanna del lassismo, dell’indifferenza, del non combattere per le cose che si reputano importanti, il non reagire mai, accettare tutto nello sforzo idiota di mantenere le stupide apparenze.

In ultima c’è anche un’altra componente che insegna molto: la spinta per accettare l'invito in Olanda viene soprattutto dal padre , che sin dai primi momenti in Toscana è vittima di una grande fascinazione per la sua controparte olandese, e che per tutto il film è combattuto tra l’attrazione e il disgusto per quest'uomo. 

Ci sono alcuni scambi di battute e momenti molto importanti tra i due padri , in cui si capisce chiaramente che anche il danese ha delle pulsioni (come tutti direi) ma che le  ha sempre soppresse , finendo per diventare una sorta di manichino inerme e capace di sopportare di tutto , e che vede e stima l’altro perché appare libero di esprimerli in tutto e per tutto. In una scena molto emblematica , dopo averlo portato a sfogarsi urlando di rabbia a squarciagola (nella stessa cava abbandonata dove poi lo prenderà a sassate nell’epilogo) lo mette anche in guardia sul fatto che una volta ceduto all’istinto non si può più tornare indietro , ed il riferimento è chiaramente alla sua ‘carriera’ di serial killer di famiglie. Una sorta di monito insomma a non scadere nei propri bassi istinti , a fare sempre in modo che non prendano il sopravvento.

Credo sia un film che nella sua infinita brutalità e cattiveria (psicologica, raramente visiva) insegni che la via migliore sia quella di raggiungere uno stato di equilibrio equidistante e consapevole , di non ignorare ne farsi sopraffare dal nostro istinto animalesco, che può essere sia condanna che risorsa, che non deve mai controllarci ne essere sopito del tutto, perché quell’istinto , nel momento in cui tagliano la lingua a tua figlia con delle cesoie da giardino sarebbe sacrosanto che venisse fuori. In quel momento , in balia di quegli animali feroci e senza freni emotivi , se le vittime l’avessero avuto pronto all’uso , avrebbe fatto la differenza tra la vita e la morte della loro prole.

Posso dire che il film mi sia piaciuto? Beh, se per 'piacere' si intende essere violentati da un' angoscia profonda che , vista anche la circostanza personale, non mi ha fatto dormire molto bene posso dire di no, che non mi è piaciuto per niente guardarlo. 

Eppure ho aspettato settimane , ho lasciato che passasse il ‘ciclo operazione’ (tutto ok , grazie!) per fare una recensione, per metabolizzare il tutto e per  buttarla giù nel modo più oggettivo possibile sia perché avevo percepito che c’era qualcosa di importante dietro a questa pellicola così dura, così spiazzante, così atroce. Qualcosa che volevo sviscerare approfonditamente. 

Speak No Evil è un film da vedere (lo ricordo: si trova su Midnight Factory) magari in un momento più azzeccato del mio,  e per tanti motivi: perché non lo dimenticherete mai del tutto, perché porta un messaggio importante , perché sia tecnicamente che come sceneggiatura è ben riuscito , perché anche se a volte sfiora l’inverosimile fino ad arrivare al grottesco, poi colpisce forte e addolora, ma da questo dolore poi scaturiscono riflessioni utili a tutti.

In sostanza un film tanto intenso quanto spiacevole da vedere, ma allo stesso tempo istruttivo, un film  che colpisce lo spettatore nel vivo talmente forte che poi ti scava all'interno e ti obbliga a riflettere, volente o nolente, sulle tue azioni e non azioni, per dare un significato a ciò che hai visto. 

Un film che se si è genitori non si limita ad assestare il proverbiale ‘pugno nello stomaco’ ma punta direttamente alle palle. 

Momento onestà: Questo 'lavoro' di scrittura (e a volte podcasting) lo faccio gratis per passione dal 2005 puntando il più possibile alla qualità più che alla quantità,  alla ricchezza argomentativa più che al numero di articoli pubblicati -anche se non va più di moda da un pezzo- rifiutandomi sistematicamente di seguire i trend del momento per aumentare le visite (cosa che finirebbe per sacrificare la qualità degli articoli). Negli anni ho avuto tante piccole e grandi soddisfazioni in termini di letture e di interesse su queste pagine, nonostante i miei articoli non siano ne canonici ne compatti.  Se  trovi di qualità il mio lavoro e vuoi supportare il mio ormai storico piccolo progetto indipendente di recensioni di film e musica ti lascio il link alle offerte giornaliere di Amazon sempre aggiornato.  Se compri da qui a te non cambia niente ma a me si. Non avrai nessuna spesa aggiuntiva (anzi: ci risparmierai, sono offerte) ma Amazon mi corrisponderà una piccola percentuale sui tuoi acquisti. 

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La recensione termina qui. Se ti è piaciuta e vuoi essere aggiornata\o quando ne pubblico una (non ho una pubblicazione regolare) ti lascio il link alla pagina facebook del blog.



Commenti

Anonimo ha detto…
La è semplicemente perfetta, condivisibile e rappresenta un pieno gli stati d animo e il turbamento e il giudizio che che sono scaturiti dalla mia interiorità vedendo il film. Questo critico cinematografico lo consiltrrei sempre. E credo che lo farò in futuro.
Anonimo ha detto…
Secondo me le foto non erano solo della famiglia danese,come tutte le valigie "collezzionate"
Anonimo ha detto…
L'ho pensato anch'io, come tutte le macchine fotografiche
Anonimo ha detto…
Le foto non erano della famiglia danese, ma di altre famiglie precedentemente adescate dai due psicopatici.