recensione disco The Black Keys - El Camino

I Black Keys sono un gruppo già alquanto affermato a livello internazionale , tanto che persino personaggi del calibro di Kirk Hammet o  Robert Plant  hanno più volte ammesso di gradire spesso l'accompagnamento sonoro dei Keys fino a considerarsi quasi dei veri e propri fan.
Partendo da questi presupposti, il duo dei Black Keys arriva alla fine dell'anno precedente regalandoci un disco che anche solo dalla copertina rimanda al passato.
Il sound mi è sembrato a metà tra alcune sonorità indie rock e una massiccia , pesante ma salutarissima dose di Garage rock come lo si faceva una volta.
La velocità? la trovo perfetta: le canzoni si susseguono veloci  ma non troppo  , sempre giustificate da una o l'altra sonorità e sempre intrise di venature che stanno sempre in bilico tra i due generi senza mai però risultare forzate.
Segnalo in particolare le bellissime Gold On the Cieling e Lonely Boy , il vero colpo di grazia per l'ascoltatore , che  con il suo incedere martellante , grezzo e quasi volutamente spaccone a mio parere potrà portare i Black Keys a ricoprire un ruolo importante nella storia musicale dei primi anni di questo decennio .
Raramente il disco concede qualche rallentamento, ma nel complesso la velocità di crociera rimane sempre sostenuta e il disco giunge alla fine non lasciando nessun appassionato di Genere a bocca asciutta.
L'unica cosa per cui potrei abbassare un attimo il tiro è che alcuni pezzi (per la precisione due) mi sono sembrati dei riempitivi.
In coclusione posso dire che questo è sopra ogni altra cosa un  disco sincero , un disco nostalgico un disco che puzza di asfalto , di viaggi on the road,  che riporta irrimediabilmente ad un'America forse ormai un pò persa ma sicuramente più che vivida nella mente dei Black Keys.
Mi auguro che il "camino" dei Black Keys possa essere lungo e pieno di soddisfazioni , e mi auguro che anche voi ascoltatori non vi lasciate scappare l'occasione di percorrerlo insieme a loro.


Commenti