Mockingbird - recensione

La recensione di Mockingbird, film horror del 2014 diretto da Bryan Bertino


Molto spesso avventurandomi nella visione dei più disparati (e disperati) film horror (sempre tra i generi che più mi attraggono nonostante io sia conscio del fatto che buona parte delle volte mi ritrovi di fronte a delle vere e proprie cialtronerie ) mi sorge un sospetto che ad ogni episodio del genere si fa sempre più forte ed anzi diventa mano a mano una costatazione di fatto: molti registi cominciano un film senza sapere esattamente come andranno a finirlo.
Spesso questi registi hanno idee stilistiche che vanno dal discreto al buono, passando per il geniale (qui sinceramente no), ma sono idee singole in compartimenti stagni che senza un costrutto, una trama che torni a tutto tondo si riducono a diventare ciò che è Mockingbird: un esercizio di stile tra la continua citazione e il rimpasto di vecchie idee già espresse.
Si perché questo film, preso come un insieme di inquadrature, preso come un esempio dell’ennesimo mockumentary (a proposito: da qui il titolo? O è una citazione al famoso To Kill a Mockinbird , Il Buio Oltre la Siepe?) non è poi malaccio. 

Se Bryan Bertino, texano (come il mockingbird o tordo, uccello tipico del texas, altra ipotesi di citazione nel titolo) e già regista del mediocre (ma a mio avviso ben superiore) The Strangers  avesse pensato un po’ di più al plot ed ad un discorso filologico che alla fine torni e dia un senso reale e compiuto al tutto, sicuramente questa pellicola  potrebbe anche essere definita un buon horror e più in generale un buon film, perché sebbene il genere del find footage sia ormai abusato qui ci sono inserti visivamente interessanti. 
 
 
Un esempio di questi piccoli  inserti degni di nota potrebbe essere la scelta stilistica di Bertino di suddividere il videotape (e quindi il film) in capitoli i cui titoli presentati in modo assolutamente casalingo e tipico degli home-video amatoriali anni 90, si prestano molto a donare alla pellicola quel senso di ‘vintage’ che deve avere (essendo ambientata nel 1995).


Insieme a questo mi è piaciuto abbastanza il personaggio del “clown”, ben caratterizzato. Un po’ meno caratterizzati invece i personaggi della donna sola e della famigliola felice, pescati a piene mani dai soliti stereotipi da cui non si smarcano mai per tutto il film.

Ciò che veramente provoca bestemmioni in tutto questo poutpourri è il finale, che al di là della buona scelta dei palloncini rossi,è talmente asettico e nonsense che nel suo voler per forza stupire (“surprise”) non stupisce manco per niente ed è il finale che non solo non ti aspetti ma non ti saresti neanche voluto aspettar perchè una scelta talmente forzata e stupida fa cancellare ogni cosa positiva elencata fino a qua fa venire una voglia matta ed incontrovertibile di bocciare in toto tutto quanto, di buttare via il proverbiale bambino con l’acqua santa.
Ci sono find footage e film horror  infinitamente migliori sulla piazza.

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