Viral (2016) recensione


Domanda: cosa fa’ un nutrito gruppo di bimbiminkia californiani quando  la sua città viene messa in quarantena a causa di un virus già conosciuto in tutto il mondo e che ha già decimato gran parte delle aree asiatiche in cui ha colpito?
Un party a base di alcolici in una casa in costruzione ovviamente!
A parte che se becco centoventordici ragazzini che sbevazzano dentro la mia casa in costruzione scatta il lanciafiamme (quarantena o non quarantena)...Questo il punto meno credibile della trama di Viral, che per il resto si mantiene sui binari saldi dell'horror (fantascientifico) mediocre,  affiancato però da una buona fotografia ed una discreta credibilità in termini resa d’immagine (e quindi di budget).
La trama è veramente basic: vermetti senzienti, parassitari e invadenti cercano di infilarsi in tutti gli orifizi che trovano, proprio come gli adolescenti protagonisti dell’opera. 
E come alcuni adolescenti tendono ad essere aggressivi col prossimo e a radunarsi tra loro per far danni.
 
Dopo essere cresciuti all’interno degli organismi ospitanti (e per organismi ospitanti intendo proprio i vostri culi) essi riescono ed acquisirne a poco a poco il controllo completo,  tramite il quale vanno poi alla ricerca di un nuovo organismo da infettare.
Una sorta di invasione degli ultracorpi in salsa teen davvero poco avvicente,  che colpisce una altrettanto poco avvincente  cittadina americana sonnacchiosa di cui vengono descritti praticamente solo gli adolescenti (e qui capiamo anche il target di riferimento) di cui seguiamo, volenti ma soprattutto nolenti, anche le vicende amorose di cui sinceramente non potrebbe fregarcene di meno dal momento che non aggiungono veramente nulla agli eventi portanti della pellicola che altrimenti durerebbe sui venti minuti.
Il film non si discosta molto dagli altri esemplari del filone a cui appartiene, tenta di sollevarsi descrivendo, abbastanza goffamente a dire il vero, il rapporto tra le due sorelle protagoniste ed i problemi famigliari tra i genitori che però stanno sempre molto di lato. 
Uno in particolare, la madre, viene solo accennata seppur viva e vegeta e non si capisce bene il perchè sia stata completamente lasciata fuori dal campo visivo dello spettatore. 
Il padre invece ha un ruolo un po’ più importante perché essendo prof di biologia cerca, a distanza, di dare istruzioni di sopravvivenza alle due sorelle, rimaste bloccate in casa siccome il governo americano ha messo in quarantena tutta l’aria e attivato la legge marziale che è poi l'anticamera di un salutare bomb the city collettivo.
Militari e adolescenti alle prese con simil zombie  vermiformi insomma, conditi da una love story abbastanza fiacca e da vicende familiari dai risvolti molto prevedibili (e sopratutto poco interessanti). 
In conclusione un film che va bene per intrattenersi quell'oretta e poco più che dura ma che alla fine non lascia veramente nulla.
La cosa migliore? La copertina.

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