Wrong Turn 2021 recensione di The Foundation


"Country road / take me home/  to the place i belong / West Virginia / mountain mama / take me home" cantava Joe Denver.... eppure..

Oh , avevo proprio voglia di tornare a scrivere recensioni dopo relativamente tanto tempo. Per riprenderci la mano ho deciso di giocare facile partendo da una saga che già in parte conosco anche se non apprezzo particolarmente. Sto parlando di Wrong Turn nel suo ultimo reboot Wrong Turn - The Foundation altrimenti conosciuto come Wrong Turn 2021 , anche se è stato in realtà girato nel 2020 ma che a causa del ritardo dovuto all'attuale pandemia da coronavirus non ha visto la luce se non nell'anno corrente.

Va detto che tra i tanti Wrong Turn nessuno ha mai veramente eguagliato il più che buono primo capitolo, un film che nei primi del 2000 si è riuscito a ritagliare un piccolo posticino nella storia del cinema horror dando vita ad una vera e propria saga in cui abbiamo visto  alti (pochissimi) e bassi (tantissimi). 

Avevo una memoria del primo capitolo come di un film abbastanza irriverente che faceva dello splatter un suo marchio di fabbrica ma anche di un certo modo di smorzare i toni con uscite anche parecchio dementi. 

Ecco, qui invece il regista ha pensato di dare toni più seri, drammatici e per certi versi quasi sociali alla pellicola. 

Il setting è sempre quello del West Virginia sul sentiero degli Appalachi. Qui faccio una piccola nota personale avendo in qualche modo 'studiato' quel territorio in preparazione ad un mio viaggio. 

Dire "sentiero" ci restituisce immediatamente una certa immagine e dimensione, ma negli USA, viste le distanze il concetto assume connotati decisamente diversi . il sentiero degli Appalachi , che prende il nome dalle catene montuose che attraversano gran parte dell'est degli Stati Uniti, è immenso e le foreste che lo circondano sono a perdita d'occhio.

Questo per dire che l'idea di una società che vive isolata dal mondo all'interno di uno stato così industrializzato come gli Stati Uniti non è così impensabile se pensiamo alle vaste distese di alberi e nulla più che abbiamo in certe regioni del continente nordamericano.

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Devo dire inoltre che la visione di questo film non mi ha per niente fatto rimpiangere il non averci fatto tappa durante il viaggio vista anche l'ospitalità della Virginia dell'interno riservata al gruppo di hipster 'forestieri' e di città protagonisti della pellicola che arrivano nella cittadina usandola come base di partenza per il loro hiking nella natura. 

Definiamo gli hipster a cui alludo: parliamo di ragazzi emancipati ed acculturati, con lavori e ruoli sociali di rilievo che vengono calati in una cittadina di redneck che quelli che hanno assaltato Capital Hill qualche mese fa' scansatevi proprio. 

Il contrasto sarebbe anche interessante se non fosse che questi ragazzi oltre ad essere emancipati sono anche  i protagonisti di un horror, ed in quanto tali impossibilitati a non fare scelte stupide più o meno dall'inizio alla fine della pellicola. 

Al di là del wrong turn che li metterà nei guai , punto in comune a tutti i film della saga, tanto per fare un esempio: cominciano con lo  stuzzicare un gruppo di razzisti conservatori  nel peggior pub della città quando il loro gruppo è assortito da una coppia omosessuale ed una coppia con donna bianca e uomo di colore. Questa  non è che la prima delle loro numerose idee brillanti, un pò come spararsi un caricatore  nei maroni da soli colpo dopo colpo,  diciamocelo. 

All'entrata in scena di questi redneck, anche avendo visto i precedenti capitoli, sembrava quindi chiaro sin da subito la piega che avrebbero preso gli eventi, ma... No!


Udite udite: la situazione si rivela molto diversa dai precendenti capitoli, con risvolti e plot twist che se fossero stati studiati meglio avrebbero anche potuto funzionare alla grande. Devo dire che ugualmente questo tentativo a suo modo l'ho apprezzato. 

Potrebbe essere vista come una snaturalizzazione del brand, ed in effetti un pò lo è ma tutto sommato una vena più 'seriosa' ed un cambio radicale della tipologia degli antagonisti del film lo rendono un pò meno prevedibile del solito sequel di Wrong Turn che un pò tutti si aspettano dall'ennesimo sequel di Wrong Turn. 

Tra le altre cose, senza spoiler, mi è piaciuta molto anche la sequenza finale, quella dei titoli di coda per intenderci. C'ho visto un bel guizzo registico ed un bello stile. 

Terminiamo qui con i complimenti perchè purtroppo arrivano anche le 'bocciature'. I vari personaggi delineati sono un pò tutti didascalici , troppo didascalici. Quasi delle macchiette di quello che dovrebbero rappresentare e che finiscono per stereotipare (es: il ragazzo etico con grandi ideali, la donna di scienza emancipata, la coppietta LGBT integrata e di successo, i redneck campagnoli ed ignoranti etc etc). Di fatto siamo di fronte ad un film girato con una certa maestria tecnica di fondo  ma  sostanzialmente mediocre perchè incapace di trasmettere qualcosa di potente allo spettatore. Wrong Turn The Foundation non arriva neanche ad un quarto del primo capitolo della saga complice una gestione dei tempi molto ballerina , con una prima parte interessantissima che scade però inuna parte centrale un pò lenta, al diesel, che non decolla mai veramente e non arriva mai ad un climax di vera tensione, che non ti pervade mai al punto di angosciarti e che come anche gli altri Wrong Turn  non fa neanche nessuna paura e che perciò a mio modo di vedere  fallisce  in quello che secondo me un buon horror dovrebbe spingerti a fare: impaurirti , angosciarti ed indurti a pensare. Forse almeno a tratti diverte. 

Fa' certamente pensare un minimo per i temi che sono trattati ma a dire il vero questi, essendo poco più che accennati ed appunto stereotipati e mai realmente approfonditi non ti spingono ad una vera e propria  riflessione in merito ma si lasciano assorbire ed espellere a fine visione piuttosto semplicemente. Diciamo che sembrano usati per tappare buchi che altrimenti non si sarebbe saputo come riempire per mancanza di idee  più che usati come grimaldello per pervadere la mente dello spettatore o dare una vera e propria morale.

Interessanti le recitazioni della protagonista (Charlotte Vega) , quelle del padre (Matthew Modine direttamente da Stranger Things)  e anche quella del leader dei 'cattivi' interpretato dal bravo  Bill Sage. Trascurabili le altre per quanto mi riguarda.

A questo ci aggiungiamo infine una vena splatter molto ridimensionata ed edulcorata rispetto ai primi capitoli , una scelta tutto sommato comprensibile vista la formula del film che appunto tenta un reboot più serioso di una di una saga che , salvo il primo episodio, già di per se non si è mai rivelata brillantissima, e che un pò anche stavolta  fallisce nel tentativo di imprimere qualcosa nello spettatore.

Due ore che scivolano via tutto sommato bene ma che non lasciano davvero nulla. 

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