The Other Lamb spiegazione e recensione

the other lamb recensione


The Other Lamb è un film del 2019 ad opera della regista Malgorzata Szumowska

Mentre scrivo il film non ha ancora avuto una localizzazione ma si può trovare in streaming on demand sul catalogo statunitense di Prime Video al quale potete accedere utilizzando una VPN come NordVPN.

TRAILER

Il film si concentra su una piccola comunità religiosa che vive lontano dalla società ed è composta da sole donne fatto salvo per un'unica dominante figura maschile: il Pastore. 

Quest'ultimo è per loro una vera e propria divinità vivente a cui tutte sembrano essere inspiegabilmente grate e a cui concedono la loro proverbiale 'grazia'. Si fanno sostanzialmente ingravidare a piacimento dello stesso pseudo-messia, che le tratta come pecorelle smarrite di sua proprietà. 

Si capisce presto che la comunità non è nata da poco ed infatti le donne che ne fanno parte si dividono in mogli e figlie ognuna distinguibile, oltre che per l'età, per il vestiario (elemento preso a piene mani da The Handmaid's Tale direi). 

Le nuove leve, ovvero le figlie, non hanno però deciso come le loro madri di entrare nella comunità, ci sono semplicemente nate. Una di loro , la protagonista Selah,  andrà gradualmente a perdere 'fede' guidando una sorta di 'rivolta' del gregge. 

La regia è squisitamente femminile,  delicata ma senza mancare di colpire duro quando deve. Uno dei più grandi difetti è l'uso di  un ritmo eccessivamente lento, talmente lento che non risulta giustificato neanche dall'essere un horror dai toni teatrali dai silenzi assordanti. 

Se devo essere sincero dopo l'iniziale apprezzamento per la bellezza vista a schermo, sia per il livello delle inquadrature, che per l'ambientazione e i colori, ho sbadigliato copiosamente e la visione non mi ha lasciato sazio ne di risposte ne di soddisfazione. Dopo un'ora e mezza circa sembravano esserne passate quattro e se dapprima è facile venire  rapiti dallo stile e l'estetica ricercata  di scena in scena l'effetto stupore scema e ci si rende conto che il film ha da dire davvero poco e presenta anche una storia un pò traballante.

E' un ottimo esercizio di stile , un allenamento di ottima pratica registica (e fotografica) ma limitato da una sceneggiatura claudicante,  poco chiara e anche poco originale. Non solo perché volutamente ermetica ma anche perché piena di potenziali buchi di trama. 

Gli attori sono bravi e lo è anche la giovanissima Raffey Cassidy, che interpreta la protagonista, e che buca lo schermo con i suoi occhi azzurri che trapassano l'oscurità di alcune scene e  che risalta bene sui toni bluastri di altre.

Come già detto le inquadrature sono  belle e ricercate, realizzate con un occhio attento per la valorizzazione e l'uso delle cornici naturali  circostanti. Spesso l'uso di angoli più ariosi dei classici primi piani permette l'utilisso delle linee di alberi o altri elementi paesaggistici per catturare e guidare l'occhio dello spettatore, così come si fa' nella migliore tradizione fotografica.

A conti fatti The Other Lamb si presenta come un horror incentrato sul fanatismo religioso e sui diritti delle donne all'interno di una società patriarcale. Solo che a mio parere non riesce nell'intento di trasmettere qualcosa in più rispetto ad opere simili del recente passato che invece hanno saputo essere molto più incisive in questo senso.

Raffey Cassidy in the other lamb spiegazione

SPIEGAZIONE E ANALISI FINALE 

The Other Lamb lascia un sacco di spazio alle interpretazioni e non si capisce  bene fino a che punto questo sia voluto o quanto di questo sia a causa di mancanze più o meno evidenti nella scrittura del soggetto. Sta di fatto che sono molte le domande che non trovano una risposta nel film e c'è un certo senso di incompletezza a fine visione. Cercherò di elencare alcune domande  qui sotto in modo da farmi un pò di ordine mentale  e magari chiedendovi una mano nei commenti:

La polizia sa della loro esistenza ma non si insospettisce ne fa delle indagini?

C'è un accordo quindi tra il pastore e la polizia locale? 

Per come la vedo io queste domande non trovano alcuna risposta certa e per dirla tutta questo non depone a favore della credibilità del titolo.

La ragazzina nella macchina che incrociano lungo il cammino è gemella o è una metafora di come sarebbe stata lei se avesse avuto una vita normale? Be qui probabilmente si tratta della seconda opzione. 

Quel che ho visto io? 

Uno pseudo Gesù Cristo de noantri che,  pur risultando senza ne arte né parte (e fin troppo stereotipato sia  come estetica che come carisma),  è artefice di un credo con  regole poco chiare (anche queste mal spiegate) tramite il quale riesce a circuire alcune ragazze con un passato evidentemente difficile per anni e verso le quali si erge a guida onnipotente e suprema. 

Col passare degli tempo, dei canti di gruppo stile catechismo, delle cerimonie estatiche di gruppo e soprattutto  dei rapporti sessuali semi-consenzienti (si fa per dire) queste ragazze crescono e partoriscono prole ma siccome vuole avere l'esclusiva il Pastore , che sappiamo chiamarsi Michael, lascia indietro i maschi spacciandoli per malnati ed isola le poche mogli che manifestano dubbi definendole 'rotte' come fossero oggetti. 

In questo si inserisce la trita e ritrita retorica del gregge , dell'agnello etc etc che per non perdersi deve stare accanto al pastore. Un elemento che ritroviamo poi anche nel titolo oltre che in tantissime scene a sfondo 'ovino'.

Questo circolo vizioso andrà avanti fino alla seconda generazione di figlie , nate praticamente in cattività e non appartenenti per scelta a questa dottrina infausta. In quel momento il dubbio e la ribellione lentamente  serpeggia attraverso il gregge e prende forma tramite la protagonista fino allo scontato ma liberatorio finale in cui il Pastore finalmente si prende del suo!

Mi spiace ma io non ci vedo molto altro nel film, se non una pretestuosità ed una ambiziosità di fondo che forse non potrebbe permettersi vista la poca originalità delle idee messe in campo.

the other lamb recensione

CONCLUSIONI 

Alla faccia del patriarcato si direbbe. Sinceramente questo film dura sin troppo per quel che ha da di interessante da dire. E' lento senza un motivo per esserlo in quanto gli eventi del film sarebbero potuti scorrere nella metà del minutaggio senza togliere niente alle atmosfere rese molto bene nel film. 

Chi sta dietro la macchina da presa infatti ha  senz'altro un grande gusto per le inquadrature e talento registico ed anche chi si è occupato della fotografia ci sa davvero fare. Ci si perde però in una sceneggiatura che  tra un Handmaid Tale , un The Village ed un The Witch sa molto di già visto e nel suo complesso risica a malapena una sufficienza data quasi esclusivamente in virtù della forma elegante con cui tutto è presentato.

Nonostante questo episodio, vittima di un plot non certo brillante che forse valeva la pena di sviluppare un pò meglio, bisogna comunque  tenere d'occhio questa regista (già per altro premiata in altre occasioni) perché secondo me ha vero e proprio talento e tanto stile.

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Grazie per la lettura.

Commenti

JackMason ha detto…
difetti è l'uso di ?