TRIVIUM - IN THE COURT OF THE DRAGON recensione dischi metal


I Trivium sono un gruppo metal proveniente dalla Florida (USA) e In the Court of the Dragon è il loro decimo album in studio pubblicato nel 2021.

Il loro sound è una commistione tra heavy classico, thrash metal, metalcore e progressive metal, in questo caso condito qua e la da elementi epici ed evocativi (che  a dire la verità non mancavano neanche in altri album del passato, anche se in forma e tematiche diverse) 

STRUTTURA DELL'ALBUM

A cominciare dai meravigliosi artwork (veri e propri affreschi) questo In the Court si presenta come qualcosa di decisamente sontuoso e solenne, anche se poi l'album , quando vuole, non ci va certo per il sottile. 

Non credo che In the Court of the Dragon si possa considerare un concept album propriamente detto. Questo perché , almeno a giudicare dalle lyrics e da come sono riuscito ad interpretarle,  non mi sembra segua una sua narrativa con i suoi personaggi dall'inizio alla fine. Ciò che mi sembra faccia invece è sfruttare più di un elemento mitologico  per parlare , tramite metafore , di tormenti personali e lotte interiori su varie tematiche. 

Un modo di comporre non certo nuovo ai Trivium che,  al netto dei loro alti e bassi,  anche nei precedenti album hanno dato molto spazio nella composizione dei testi al lato più interiore dell'individuo. 

Non deve quindi secondo me ingannare la cover art, molto epica ed elegante per altro ,  che lascerebbe quasi pensare ad un concept basato esclusivamente su una certa mitologia. In realtà tra arene, legionari, draghi e Dei di ogni tipo si nascondono riflessioni interiori sullo stato umano , in un viaggio interessante  tra passato e presente dell'essere umano.

Abbiamo una durata complessiva di 52 minuti per 10 tracce ed un minutaggio per singolo brano che non supera mai i 7 minuti. Una durata e una struttura  standard per questo tipo di opere.


STILE SONORO 

L'album è molto omogeneo in se, senza troppe sorprese tra una traccia e l'altra. Questo può essere un pregio per alcuni e un difetto per altri (tipo per me). 

Nel mio caso posso dire di preferire un pò più di varietà. Nonostante questo  il full-lenght  in questione è comunque di ottima fattura e ricco di pezzi che funzionano alla grande, più qualche riempitivo che sinceramente si può trovare in quasi tutti gli album, anche nei più blasonati.

Difficile inquadrare Il loro sound attuale visto che nel corso della loro carriera lo hanno cambiato , tra alti e bassi, più di una volta, cercando quella che è la loro vera essenza. 

Mentre lo facevano li hanno etichettati come ' i nuovi metallica' , quindi thrash metal, ma poi hanno preso il sopravvento sonorità molto care agli amanti del metalcore, e ancora , vista l'incredibile e sempre presente bravura di tutti i suoi musicisti e lo spesso elegante modo di sfruttarla , anche quella di band legata al prog metal.

Con In the Court of the Dragon mi pare abbiano ribadito, sempre differenziando quel tanto che basta il suono in base agli umori del tema scelto per lo stesso, una loro identità ormai sempre più definita: una  riuscita commistione di tutti i sottogeneri citati poco sopra che insieme formano un sound unico e che potremmo definire  semplicemente come "trivium".

Una via già tracciata con gli ultimi due album , in particolare un album a me molto caro come quello del 2017 , "The Sin and the Sentence" che ho amato per le  tematiche contro-religiose delle sue lyrics (altro fattore di qualità in cui i Trivium hanno dimostrato di saperci fare) oltre che per la qualità e maturità compositiva delle melodie.

Binari su cui i Trivium  sembrano ormai essersi incasellati con successo e che vengono confermati anche da questo non certo scarso nuovo album del 2021, che  vanta anche una non troppo forzata solennità di fondo (visti i temi epici)  unita al loro voler  essere comunque  molto diretti e potenti all'abbisogna. La carica e le fucilate tipiche dei primi album dei Trivium qui è ben presente, per la gioia dei vecchi fan. 

I due singoli pre-lancio parlavano chiaro e l'intero album conferma questa tendenza. 

In questo mix tra violenza sonora e momenti più progressivi , con tutti i cambi di tempo che ne conseguono, si inserisce il sempre ottimo cantato di un frontman ormai assolutamente affermato come  Matt Heafy che , davvero in splendida forma, ci regala come sempre ritornelli irresistibili intervallati da strofe aggressive che non dispiaceranno certo ai fan di vecchia data della band, accompagnati dalla 'solita' (si fa per dire) maestria compositiva e strumentale di tutta la band.


QUALITA' DELLA PRODUZIONE

Si sente forte e chiaro che i Trivium possono contare , e non solo da oggi,  su produzioni di altissimo livello qualitativo, e come negli ultimi due album anche qui la pulizia del suono, la sua morbidezza nei momenti più lirici  e la sua consistenza nelle fasi più concitate sono elementi onnipresenti, segno che l'appartenere ad una etichetta importante ha i suoi vantaggi innegabili e no solo in tema di marketing.

L'ascoltatore può quindi , a patto di avere una buona cuffia ed un buon dac , godersi un suono pulito e potente. 

TRIVIUM IN THE COURT OF THE DRAGON RECENSIONE

BRANI DEGNI DI NOTA  

Come ho già detto il disco soffre\vanta (a seconda dei gusti personali) una certa dose di omogeneità, abbiamo quindi da una parte vere e proprie fucilate (che sono anche secondo me gli episodi più riusciti e caratterizzanti dell'album) come la title track e Feast of Fire. Queste due arrivano entrambe senza preavviso, funzionano alla grande al primo ascolto e rimandano senz'altro ai primi rinomati album, spingendo all'headbanging più selvaggio.

Dall'altro lato abbiamo brani cathcy come Like a Sword Over Damocles e No Way Back Just Through che con l'incedere dei loro  refrain e ritornelli si prestano molto anche all'ascolto poco attento e 'di massa' 

The Shadow of Abbatoir mi è piaciuta molto. Sembra diversa dal resto dell'album. E'  una mezza ballad che ricorda, a tratti, un po' lo stile maideniano. Col passare dei minuti anche questa diventa strutturale agli umori del resto dell'album ,  acquisendo  potenza e diventando una lunga (7 min) cavalcata a metà tra il classic ed il progressive metal. 

The Phalanx,  letteralmente la falange (che è una formazione da battaglia di origine greca) chiude l'album con  uno dei brani più interessanti e diversificati dell'album. Lo definirei un pezzo epico con una struttura finemente progressiva ed una durata di tutto rispetto che gli permette di variare molto facendo affrontare all'ascoltatore  diversi stati emotivi . Per quanto mi riguarda il più interessante dell'album. 

CONCLUSIONI. 

Personalmente sono molto legato ad altri album della band e che penso mi piaceranno sempre di più di questo per come sono fatto,  ma per un confronto il più oggettivo possibile cercherò di non ricadere nella nostalgia canaglia e quindi mi limiterò a dire che In the Court è un album di qualità in grado di piacere ai fan del vecchio corso (Shogun e In Waves) e anche del nuovo ( The Sin and the Sentence) passando per quello intermedio e meno apprezzato in generale (Vegenance Fall su tutti che comunque secondo me è stato sottovalutato in virtù di pregiudizi su cosa sia e cosa non sia veramente 'true metal', minchiate che lasciano sempre il tempo che trovano e che macchiano da sempre le comunità metallare). 

I Trivium sono a conti fatti una grande band riconosciuta, affermata e soprattutto matura.

Un gruppo che dopo tanta -sanissima e santissima- sperimentazione, sembra avere trovato la sua quadra, il suo quid, la sua ragion d'essere. 

Onore a loro. 

Molti li davano già per bolliti ma in realtà la loro qualità intrinseca non è mai mancata , neanche negli album meno apprezzati dalla plebe. 

Semplicemente è uno di quei gruppi che non si è accontentato di attenersi al 'copione' per ragioni di fan service ,  ma ha voluto evolvere  artisticamente cambiando e sperimentando più di una volta per poi arrivare nel 2021 a regalarci  qualcosa di granitico come questo album... chapeau!

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