Becky è un film horror di tipo home invasion / revenge movie del 2021. Se i film sono sempre opere corali, in questo caso lo è anche lato regia e sceneggiatura. Becky è infatti diretto da Jonathan Milott e Cary Murnion e scritto a sei mani da Ruckus e Lane Skye con Nick Morris.
RECENSIONE DI BECKY SUL PODCAST
Ascolta "Becky 2021 recensione e spiegazione (CONTIENE SPOILER)" su Spreaker.
TRAMA DI BECKY
La tredicenne Becky si reca col padre per un fine settimana
sul lago con la famiglia.
Una famiglia che in realtà è composta solo dal padre, da due
cani e, a sorpresa, dalla nuova compagna del padre e suo figlio piccolo.
La vera madre di Becky è morta infatti tempo addietro, ed
anche se la nostra non ha ancora superato il lutto il padre organizza questo
incontro al lago per annunciare a Becky di voler sposare la sua nuova compagna.
Becky non la prende molto bene e si allontana
dall’abitazione. In questo momento fanno irruzione in casa alcuni neonazisti
appena evasi dal carcere.
TECNICAMENTE
Il film parte come un home-invasion ma in realtà la sua vera
natura è da revenge-movie. Il soggetto è buono e l’idea di sfruttare come
vendicatrice una ragazzina in pubertà ma già in odor di adolescenza con
l’aggravante di aver perso la madre da poco è davvero buona e sfruttata a
dovere.
La regia è pulita e funzionale anche se la fotografia l’ho trovata un po' banalotta, certo niente di scabroso ma con poca personalità.
Gli attori sono convincenti, sia i villain principali sia soprattutto la giovanissima Lulu Wilson, già vista in Ouija di Mike Flanagan, che qui riesce nel non semplice ruolo di insolita mattatrice. Non ultimo se la cava alla grandissima anche Kevin James nel ruolo di leader della fratellanza ariana (originariamente proposto a Simon Pegg che però ha rifiutato) risultando tanto credibile quanto odioso come essere umano.
A livello di rimandi e innovazione direi che riusciamo a scrivere qualcosina in più nel sottogenere abusatissimo dei revenge-movie, utilizzando la figura di una piccola ragazzina in pubertà per dare vita ad un film che sconfina spesso e volentieri nello splatter, per non dire nel gore più totale, e lo fa tramite un personaggio che richiama a prima vista purezza e non certo orrore.
Un riuscito mix tra un revenge movie ed un Home Alone, senza l’ironia da commedia per famiglie che aveva Mamma ho Perso L’Aereo ovviamente.
SPIEGAZIONE E ANALISI DEL FINALE DI BECKY
ATTENZIONE SPOILER
Nel film non viene mai spiegato né cosa cercano i naziskin
in casa di Becky, ne cosa significhi quel simbolo sulla chiave che cercano.
Ho cercato e ricercato in rete: per quanto riguarda il
simbolo, si tratta di un valknut, un antico simbolo della cultura norrena (vichinga),
raffigurante tre triangoli interlacciati tra loro. Le teorie sul suo
significato si sprecano ma la realtà è che non si sa nulla di certo.
Per quanto riguarda invece la refurtiva a cui darebbe
accesso la chiave, ho trovato una intervista ad uno dei registi del film in cui
afferma candidamente di “non averne idea”.
Ciò significa che la chiave non è altro che un espediente
narrativo per mettere in scena gli eventi. Non un buco di trama ma proprio un
espediente, di fatto non è così importante come sembra.
Ciò che è importante è “l’evoluzione” del personaggio
tormentato di Becky invece, che si trova a gestire il suo passaggio da bambina
ad adolescente nel bel mezzo di un lutto, una crisi famigliare e infine la
morte violenta del padre. Un trigger che fa scoppiare in lei una vera e propria
follia omicida che la rovinerà per il resto della sua vita.
Ho letto inoltre in rete le teorie più astruse, la più improbabile è quella che, in base a come tratta e guarda le persone di colore , Becky stessa (che aveva trovato e nascosto la chiave in tempi non sospetti) sarebbe anch’essa una neo-nazi. Una cosa un po' strampalata secondo me. Molto meglio godersi un revenge-movie ben fatto senza farsi troppe domante
CONCLUSIONI
In sostanza un film riuscito, che tiene alta la bandiera del filone di appartenenza, che riesce ad intrattenere con un ritmo ben scandito e che tiene lo spettatore sempre sul filo del rasoio, anche ‘violentandolo’ visivamente con inserti gore di quasi 'raimi-niana' memoria in quanto ad artigianalità. Promosso!
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