Terrifier 1 e 2 - recensione e analisi del fenomeno Art the Clown

terrifier recensione

Visto il vociare che se ne faceva intorno mi sono approcciato a queste opere di Damien Leone con una grande curiosità. 

Leggere per settimane, per non dire mesi , su tutti i rotocalchi del web  che Terrifier 2 aveva fatto vomitare, svenire , 'inserire sfiga a caso' decine di persone nelle sale mi ha fatto crescere l'interesse, tanto che ho deciso di recuperare entrambe le pellicole  (non con poca fatica e rigorosamente in lingua originale) ed andare per ordine. 

Riguardo la scabrosità e lo shock posso affermare che personalmente durante Terrifier 1 mi sono assopito sebbene durasse poco , ma anche che io non faccio testo per due ragioni: uno, oramai ad una certa mi assopirei anche guardando The Human Centipede o  Martyrs, e due, perché di film truculenti e borderline visivamente a quarantun'anni suonati, ne ho visti un bel pò essendo appassionato a questo genere dalla tenera età di otto anni (e negli anni 80\primi dei 90 di b-movie ne passavano parecchi per le videoteche).

Con il secondo è andata meglio, e l'ho gradito anche di più del primo come film a tutto tondo, se non altro perché hanno affinato un minimo di trama (molto basic e da slasher di second'ordine) e non solo un grandguinol su tutta la linea. 

Uno slasher di second'ordine è quello che è Terrifier, in tutto e per tutto, e non pretende di essere niente di più, ne è pienamente consapevole e su questo gioca anche ironicamente , facendo il verso alle vecchie glorie dei passati anni 80 ( a cominciare dallo stile dei font nei titoli di coda). 

Quello che invece non è di second'ordine è proprio il villain, il mostro, il killer ovvero questo Art the Clown, un mimo dalla dubbia igiene orale , a suo modo estremamente ironico ma sadico e perfido come pochi, e questo suo essere totalmente silente su tutta la linea gli conferisce secondo me una vera marcia in più come character design. 

Sopratutto nel secondo film , dove tutti gli ingredienti funzionanti del primo sono stati presi ed enfatizzati, è molto interessante anche lo stile visivo e della color, a volte ultra saturo , volutamente esagerato come le scene gore che si susseguono una dietro l'altra (e spesso anche con buona pace di sto cazzo di politically correct di cui nel mainstream siamo ormai tronfi), e calzante è anche il tono quasi sempre grottesco delle scene, dei costumi e dei personaggi, con un ritmo serrato e senza pietà che mostra tutto e quasi di più così come si confà ad ogni film 'underground' 'che si rispetti. 

Gli effetti speciali sono di stampo classico e probabilmente a volte volutamente raffazzonati ed esagerati (o forse non volutamente visto che questi film sono stati girati entrambi con diversi bruscolini ma che poi hanno incassato diversi milioni di dollari, e non del monopoli). 

Per il resto la trama sia del primo che del secondo è talmente basilare e trita e ritrita che posso pure soprassedere e saltare a piè pari: vi basti sapere che se siete appassionati di horror underground e di slasher particolarmente truculenti troverete nella figura malata di Art the Clown una vera e propria icona indimenticabile da mettere in un immaginario podio dei più perfidi direttamente accanto a Freddy, Jason e compagnia killante. Tra gli attori, non certo male (in tutti i sensi) la nostra final girl di turno, che ci appare (tornando al discorso del grottesco e dell'esagerazione) in armature fantasy che non lasciano spazio all'immaginazione e che confermano la voglia di 'pessimo gusto' (ma che a me piace da matti) di tutta la produzione. Si insomma avete capito: gore, sangue, sadismo, tette al vento , tanto anni 80 ed un cattivo praticamente perfetto. Questa è la ricetta, classica e senza sorprese, ma così sapientemente cucinata che  la pietanza che ne viene fuori non sembra un brodino riscaldato, ma qualcosa di nuovo che in parte lo e in parte no, ma who cares quando tutto alla fine funziona così bene?



In tutto il carrozzone è comunque il fenomeno (a tutti gli effetti può essere chiamato così) Art the Clown, magistralmente ed iconicamente interpretato dal bravissimo quanto finora semi-sconosciuto David Howard Thornton, la vera colonna portante ed il motivo del successo di questa serie di b-movie (che solo con il secondo capitolo, rilasciato a sei anni dal primo ha davvero sfondato). Un successo repentino ed esagerato a confrontarlo con il costo irrisorio dei due film, e che ha permesso alla creatura dell'esordiente Leone di sfondare, andare addirittura nelle sale americane (evento rarissimo per film di questo tipo) e di elevarsi non di poco  rispetto agli altri b-movie horror e gore che affollano l'underground della scena del nostro genere preferito ma che spesso e volentieri rimangono ad appannaggio di una ristrettissima cerchia di spettatori. Non è affatto una critica ma un merito per quanto mi riguarda : Art infatti  basta guardarlo in faccia per capire che merita a pieno titolo il successo che sta avendo (e che sicuramente avrà in futuro , magari con produzioni più ricche?) in quanto è sicuramente uno dei 'villain' da slasher partorito dalla mente di un cineasta da almeno vent'anni a questa parte , se per ultimo killer slasher realmente iconico prendiamo l'enigmista di Saw (che però non è uno slasher puro),  o anche venticinque anni se invece prendiamo  il 'ghostface' di Wes Craven. 

Touchè Art\Thornton, bel colpo Damien Leone e lavoro magistrale col secondo capitolo a tutti quelli che hanno curato le vostre campagne marketing facendolo diventare un instant cult del genere! 

Se leggete e volete mandarmi una action figure di Art the Clown io non sarò certo quello che la rifiuta :)

ps: se siete impressionabili e\o bacchettoni OVVIAMENTE NON GUARDATELO, siete avvisati, questo è 'sangue e merda' vecchio stile, come piace a noi appassionati.

La recensione termina qui. Se ti è piaciuta e vuoi essere aggiornata\o quando ne pubblico una (non ho una pubblicazione regolare) ti lascio il link alla pagina facebook del blog.

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