Saint Maud recensione e spiegazione finale

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Saint Maud è stato prodotto e distribuito dalla A24, un nome che ormai non è più solo il rimando ad un'autostrada italica, ma è percepito da tutti gli appassionati del genere horror come sinonimo di qualità e da cui ormai è lecito aspettarsi solo film di un certo livello.

L'opera prima di Rose Glass, giovane regista britannica alle prese col suo primo lungometraggio  non fa eccezione e ci regala un film per certi versi eccezionale.

Il film è disponibile per il noleggio e l'acquisto in digitale anche su Amazon Prime Video 

TRAMA (no spoiler)

La trama, forse il punto più debole dell'intera opera ma perfettamente funzionale alla sua riuscita, è piuttosto asciutta: Maud,  una infermiera privata e cattolica fervente (per usare un eufemismo, visto che è una vera e propria fanatica), viene assunta per assistere domiciliarmente una ballerina coreografica affetta da un tumore in fase terminale.

Amanda, la malata, è tutto il contrario di Maud: innanzitutto chiaramente atea, poi donna emancipata,  estroversa ma raffinata, poco disciplinata, fumatrice e sbevazzona. Una viveur insomma.  Organizza feste private nella sua abitazione e , nonostante la malattia in stadio avanzato, intrattiene rapporti sessuali con persone dello stesso sesso, un tasto quest'ultimo che agli occhi di una moderna calvinista come Maud è quasi sinonimo di affiliazione demoniaca o comunque di perdizione.

Maud decide in cuor suo di 'salvare' l'anima di Amanda e si introduce sempre più a gamba tesa nella sua vita cercando di allontanarla con ogni mezzo in suo possesso da tutto ciò che ritiene impuro o futile per permettere ad Amanda di occuparsi insieme a lei di 'questioni spirituali' , di 'incontrare Dio' e prepararsi all'imminente trapasso in modo più sereno.

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REGIA E RITMO

Il ritmo è cadenzato ma mai noioso, anche in virtù del fatto che lo spettatore muore dalla voglia di sapere che cosa esattamente frulla nella mente di Maud e di capirne di più come personaggio per comprendere i motivi che l'hanno spinta al fanatismo. Spiegazioni che vengono snocciolate con una sapiente lentezza , aumentando minuto dopo minuto quel senso di lenta ma inesorabile discesa negli inferi , o salita in paradiso a seconda del tipo di persona che siamo. Siamo di fronte ad un horror psicologico ed introspettivo di grande livello registico e curato in ogni dettaglio, che a volte sembra lasciare 'buchi' accidentali ma che in realtà sono parti di un sapiente montaggio,  funzionale anch'esso ad un finale aperto a interpretazioni personali che io ho trovato molto riuscito e che discuteremo nel capitolo spoiler alla fine della recensione. Essendo il primo lungometraggio di Rose Glass , ragazza di 31 anni con all'attivo solo qualche corto (per altro premiato in lungo e in largo) non si può che inserire questa regista tra i grandi del presente insieme ai suoi colleghi (sempre di scuderia A24 ovviamente) Robert Eggers (The Witch , The Lighthouse) ed Ari Aster ( Hereditary, Midsommar ) ripromenttendosi di avere particolare attenzione per le sue prossime opere.


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STILE VISIVO, INQUADRATURE E FOTOGRAFIA

Le inquadrature sono sapienti e restituiscono spesso un senso quasi claustrofobico, ti fanno vivere il personaggio di Maud davvero da vicino, a volte quasi dall'interno, come nel miglior cinema introspettivo del passato. Lo stile visivo è generalmente asciutto ma di grande impatto grazie ad una fotografia dai toni rarefatti che si mescola perfettamente all'atmosfera angosciante che pervade tutta l'opera con sprazzi di colore qua e là nelle sessioni in cui Maud ha le sue presunte 'rivelazioni' o incontri con il Signore. Visivamente parlando una scena per me da incorniciare a livello estetico è quella della levitazione con i fuochi d'artificio nello sfondo. Per me davvero magistrale. A corredare il tutto un uso del  bokeh (o sfumato) sempre presente nelle scene all'aperto , impreziosito dall'arrivo della notte, che sembra sempre sottolineare un distacco netto tra Maud e il mondo esterno , da lei sempre vissuto come distante,  peccaminoso e superficiale. 

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PERFORMANCE ATTORIALI

Entrambe le attrici protagoniste sono fantastiche, ma veramente mostruosa è la performance di Morfydd Clark  nei panni della protagonista, in quando il personaggio di Maud è presente in praticamente tutte le scene del film salvo rarissime eccezioni e la giovane attrice (che da quel che ho letto rivedremo presto nella nuova serie di Amazon dedicata al Signore degli Anelli) non solo regge bene tutte le scene ma dimostra un talento incredibile a calarsi in un personaggio che definire difficile è dire poco. Le sue espressioni 'spiritate' o in preda all'ennesima rivelazione divina rientrano tra i migliori momenti recitativi degli ultimi anni. 

Un plauso va fatto anche ovviamente a Jennifer Ehle  che interpreta la comprimaria della vicenda, ovvero Amanda, un vero e proprio contraltare e in qualche modo nemesi di tutto l'essere di Maud. 

INNOVAZIONE E RIMANDI CINEMATOGRAFICI

il rimando che mi è venuto in mente per primo è stato quello de L'Esorcista (al contrario però)  perché in effetti Saint Maud appartiene , anche e non solo, a quel filone di horror di matrice religiosa, che su di me però di solito hanno poco effetto essendo direi ateo. 

In questo caso però il film ha funzionato anche su di me grazie all'espediente narrativo che non fa' capire appieno la natura di ciò che accade nel corpo e nella mente della protagonista. A proposito di corpo, illustri registi come Danny Boyle hanno definito questo film come anche come un "body-horror" , ed in effetti accade molto all'interno di Maud che è presenza costante in quasi tutte le scene del film ed è attraverso di lei che ha vita l'orrore, più che nell'esterno. 

In virtù di questo si può accostare il film anche al filone dei gli horror psicologici, perché qui non è certo il gore e il sangue a farla da padrone ma il rapporto che la regista instaura tra la disturbata protagonista e lo spettatore dando al contempo una ventata di aria fresca sia al sotto genere degli horror religiosi sia a quello degli horror psicologici a tinte drammatiche.

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SPIEGAZIONE DEL FINALE E ANALISI (ATTENZIONE: SPOILER)

Credo che in realtà non si possa dare una spiegazione netta al finale del film. E questo , che a volte è un difetto, in questo caso secondo me è un pregio. Per quanto mi riguarda ad esempio il film si è sviluppato ed è finito esattamente nel modo in cui me lo ero immaginato: ovvero con una Maud già psicolabile e definitivamente rovinata dal fanatismo religioso , che dopo aver commesso un omicidio si da fuoco in pubblico in un delirio di onnipotenza e martirio allo stesso tempo. 

Il fatto è che questa visione delle cose è data dal mio retaggio culturale , una cosa estremamente personale e variabile da persona a persona. Sono infatti piuttosto ateo ed ho una mentalità decisamente improntata sul raziocinio. Per tale motivo ciò che ho visto è la lenta autodistruzione di un grave e pericoloso  malato mentale. 

Sono convinto però che , chi tra di voi ha una fede più o meno presente non avrà questa sicurezza. Molto probabilmente qualcuno penserà che davvero in Maud esistesse un contatto con qualche entità, probabilmente non Dio (perchè se no ne uscirebbe male e per un credente questo non è possibile) ma magari con un demonio, o qualche altro tipo di entità maligna. 

Data anche la scena della trasfigurazione di Amanda , qualcuno  (permettetemi abbastanza malato) potrebbe averci visto persino una vera e propria forma di giustizia divina. 

Il film lascia secondo me volutamente alcune porte aperte: ad esempio non ci è dato di sapere in modo esatto cosa è successo esattamente quando Maud lavorava in ospedale , se la persona che gli è morta davanti la stava cercando di salvare oppure se la aveva uccisa lei come Amanda. Sicuramente il fatto non era socialmente piacevole perché (e lo apprendiamo tramite la sua ex collega che incontra casualmente) Maud non è il suo vero nome. La protagonista ha quindi sentito la necessità (per poter continuare a lavorare?) di cambiare nome in Katie, ed il perché di questo resta (correggetemi se sbaglio nei commenti) senza una motivazione.

Il fatto che il film presenti questi indizi ma non li spieghi a fondo è secondo me una cosa voluta dalla regista per permettere allo spettatore di dare una sua chiave di lettura personale: spirituale e pro religione da una parte o razionale e anti religiosa dall'altra. 

Per come  la vedo io la scena finale parla chiarissimo: si è vero , vediamo una Maud che si da fuoco , ma la vediamo anche  illuminarsi e vediamo un 'crack in the sky' ed una folla che si inginocchia. La vediamo con l'espressione beata di un santo che sta per raggiungere il suo Signore, e tutto per un  attimo sembra bellissimo... peccato che nei 2\3 secondi finali vediamo tutta la miseria umana a cui è capace di spingerci la malattia mentale: vediamo quindi negli ultimi secondi la verità (o quella che io personalmente interpreto come tale): un corpo urlante , di una persona talmente sofferente che ha deciso di bruciarsi viva per mettere  a tacere il dolore , una immagine terrificante e di una persona ormai carbonizzata con un volto sfigurato avvolto dalle fiamme che niente di niente ha di divino o di etereo ma che è tristemente reale, proprio come il nulla che presenta Amanda a Maud senza pietà poco prima di essere uccisa dalla sua furia cieca. 

Di conseguenza per me (e ribadisco: per me, per la mia mente analitica e razionale) il significato e la 'morale' del film è un viaggio senza ritorno all'interno della profonda gola della malattia psichiatrica umana e di quanto in questo caso l'attaccarsi alla religione possa risultare estremamente pericoloso e lesionista per se stessi e per gli altri. 

A mio modesto parere il vero  bello del film, ciò che lo rende memorabile, è proprio il fatto che le conclusioni a cui si può arrivare variano in base al paio d'occhi che lo guardano.

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CONCLUSIONI E CONSIDERAZIONI PERSONALI

Una trama di base non eccelsa che è però al servizio di un significato profondo, condito da una regia sapientemente ritmata e montata , una prova attoriale al top del top ed uno stile visivo di vera classe da parte di una regista in erba ma che sa il fatto suo molto più che tanti registi del genere già affermati e di cui a questo punto aspettiamo con ansia nuovi parti artistici.

Siamo di fronte ad un opera matura e priva di sbavature, una cosa rara quando si parla di una esordiente. Un film che rimane aperto alle interpretazioni che variano da persona a persona in base anche al proprio rapporto con la religione. Un altra piccola grande gemma della A24 che lascia il segno. Lecito ormai considerare questa casa produttrice come un vero e proprio patrimonio salvifico per ogni vero appassionato di  cinema di genere Horror (con la H maiuscola non a caso) altresì invaso da sempre da filmacci senza arte ne parte. 

Come già detto nella recente recensione che ho scritto per Kadaver (infinitamente al di sotto di questo) io penso che un  horror per essere davvero memorabile (nel senso di essere ricordato) deve lasciare qualcosa dentro allo spettatore , farlo pensare e ripensare insomma , e penso che questo film centri l'obiettivo alla grande e anche con un grande stile autoriale. 

Lo avessi visto prima lo avrei sicuramente inserito tra i migliori horror del decennio appena trascorso.

Se avete gradito la recensione e volete essere aggiornati quando ne pubblico altre (non ho una pubblicazione regolare) vi lascio il link della pagina facebook del blog.

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