X (2022) recensione - Un Ti West tra Hooper e i libertini de 'na volta

 

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Siamo sul finire degli  anni 70, un van attraversa quelle che sembrano essere le anonime e sterminate pianure del midwest. Al suo interno una sgangherata troupe di film a luci rosse si sta recando sul suo prossimo set. 

Lo sboronissimo produttore ha  affittato la dependance di una vecchia casa isolata nel mezzo di uno sconfinato nulla per consentire al suo regista 'avantgarde' (o così almeno si crede lui) di  girare l'ennesima pellicola hard, stavolta a tema bucolico, e di bassa lega per un emergente mercato homevideo a bassissimo budget ma destinato, come sappiamo, a diventatare un business milionario. 

Appena arrivata la nostra sparuta combriccola di 'rivoluzionari' (avete letto bene, negli anni 70 fare porno era ancora da pionieri, mica come oggi che bastano due chiappette e un Onlyfans) si rende conto che il padrone di casa, un anziano e inguardabile signore accompagnato dalla sua altrettanto orrenda signora ha più di una rotellina fuori posto ed un senso dell'ospitalità parificato a quello di un doberman (azzoppato). 

I personaggi di questo film sono  ben caratterizzati, questo perché viene dato loro molto minutaggio, molto 'tempo per crescere'. A partire dalle due protagoniste che sono Mia Goth e  Jenna Ortega (presente anche nel recente requel di Scream che ho recensito qui ). 

Queste sono accompagnate dal produttore del film , personaggino decisamente  sopra le righe,  anticonformista, tipicamente calato nell'allora tipico 'mood' del sesso libero come liberazione dal bigottismo (concetti molto in voga nei 70's, vedi movimento hippie e suoi satelliti) ma anche con un grande occhio per il business emergente del mercato a luci rosse. Con lui la sua attraente , sboccata e ovviamente super sexy ragazza anche lei parte del cast insieme alla new entry, l'aspirante star interpretata da Mia Goth.

A completare il cerchio, il regista (e ragazzo del personaggio della Ortega, rispettivamente tecnico del suono nonchè figura chiave del film) che poveretto  crede di essere lì per girare un film d'essai,  quando sostanzialmente la trama si basa su odorose stalle piene zeppe di vogliose ragazze che interpretano le figlie di un improbabile contadino, anche lui attore , il classico stallone a la John Holmes, pronto a fargli la festa. 

Scopriamo che i padroni di casa oltre ad essere dei redneck probabilmente ultra repubblicani, sono anche dei vecchi sporcaccioni finto perbenisti ormai prigionieri della inevitabile  decadenza dei loro corpi, così come natura esige per tutti noi se abbiamo la fortuna di sopravvivere, ma  che vengono per così dire triggherati dalle attività lavorative dei loro nuovi ospiti. 

In particolare la moglie, che non accetta la vecchiaia e vorrebbe continuare a sentirsi una gran figa come una volta,  assiste inavvertitamente alla making of di  una delle scene  più esplicite del film, o per meglio dire la sbircia voyeuristicamente dalla finestra (a proposito: il suo testolino è agghiacciante). 

In quel momento qualcosa scatta tra i suoi due neuroni rimasti,  ed in quel esatto momento perde ogni rimasuglio rimasto dei suoi freni inibitori, e li si aprono ufficialmente le danze, che come in un balletto tra il macabro ed il grottesque porteranno ad un bagno di sangue in stile Hooper, ma con qualche x di troppo.

Sulla trama non aggiungo altro!



Inutile che ci giriamo intorno: il feeling  è quello di Non Aprite quella Porta, ma attenzione non siamo di fronte ad un suo clone. Anzi, X è qualcosa di decisamente diverso se visto nel profondo. Un profondo non abissale , chiariamoci. Anche se ci troviamo sotto la cappella (va be dai siamo in tema) della famosa A24 ( casa che si è sempre contraddistinta per film horror 'ricercati', per così dire ) in X Ti West non fa' chissà quali analisi sociologiche ed introspettive, però restituisce uno spacaccato storico interessante , quello di fine anni 70 ed inizio 80 dove il bigottismo imperante veniva combattuto a colpi di minchia in videotape (e scusate se è poco), ovvero dove il mercato dell'homevideo stava decollando per poi non perdere più di quota. Interessante inoltre questo dualismo l tra sesso e violenza, da sempre due istinti che vanno a braccetto nell'essere umano.

Ti West è come sempre  molto bravo nello scegliere le sue inquadrature, ha buon gusto stilistico e non è la prima volta che lo si nota. Ci sono alcune scene in split screen ed altre col drone che definirei artistiche e ricercate oltre che d'impatto, ma la più stilosa è senz'altro la scena della prima uccisione , guidata dalle note di Dont Fear the Ripper dei Blue Oyster Cult ,che pur essendo una canzone oramai   inflazionata ci sta  come il prezzemolo in quella scena , in cui è presente una dominante rossa lungo tutta la ripresa che ha un che di memorabile.

Prima uccisione che tra l'altro arriva tardissimo, ma che per una volta non critico (chi mi legge sa quanto mal sopporti i pipponi). Al di là di un disagio crescente Il primo vero e proprio gruesome arriva dopo  metà film , questo perché come scrivevo in apertura il regista ha dato il giusto respiro a tutti i personaggi presenti nel plot narrativo andando a costruire quel contesto e  quel substrato necessario per mantenere vivo l'interesse degli spettatori. Ti West mette tutte le sue pedine in fila , imbastisce la scenografia degli sfondi , aggiusta il tiro e ... Bam! Colpisce.

In buona sostanza un film riuscito da parte di un cineasta notoriamente in gamba ed ormai affermato, un film da godersi dall'inizio alla fine  ma senza aspettarsi un'opera troppo impegnata 'a la A24' come se ne sono viste in passato.

La recensione termina qui. Se ti è piaciuta e vuoi essere aggiornata\o quando ne pubblico una (non ho una pubblicazione regolare) ti lascio il link alla pagina facebook del blog.

Per quanto riguarda invece il podcast, è disponibile sia su Spreaker che su Spotify.
Intanto ti ringrazio per la lettura\ascolto e ci leggiamo\sentiamo alla prossima!

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